giovedì 17 giugno 2021

Il mio allenamento per la Diagonale des Fous 2014

Di sicuro uno dei miei risultati più belli è stato il 7° posto alla Diagonale des Fous del 2014, nell’isola de La Reunion, nell’Oceano Pacifico. Sembrava un azzardo per me, dopo essermi già ritirato 2 volte all’UTMB, una volta alla LUT. Avevo fatto tante altre belle gare oltre i 100 km, ma tutte in Italia, quindi per qualcuno sembrava un po’ troppo per le mie caratteristiche. Ma me la sentivo. Sentivo che era la gara adatta a me, e così è stato. Per me rimangono i sentieri più belli del mondo.

Quell’anno avevo fatto quasi solo gare internazionali, con risultati assoluti forse non esaltanti in assoluto (spesso tra il 20° e il 30° posto), ma molto importanti per me e di ben maggior valore rispetto a facili piazzamenti in gare meno competitive. Senza nulla togliere alla bellezza delle gare italiane a cui non partecipavo, volevo provare a misurarmi con gli atleti internazionali di alto livello, per capire cos’avrei potuto combinare, per imparare, per migliorare, e perché no, per invogliare altri italiani ad uscire dai confini. Ma come mi ero preparato allora per questa Diagonale des Fous, 170 km e 10000 metri di dislivello nelle giungle de La Reunion?

Intanto – come dico sempre – l’allenamento in realtà veniva da lontano. Per tutto l’inverno mi ero dedicato alla velocità, con tantissime gare brevi e senza mai superare le 2 ore (in allenamento e in competizione) per 5 o 6 mesi. Giuro, zero lunghi. Da marzo in poi alcune gare, la maggior parte delle quali di alto livello (Transvulcania, Maxi Race Annecy, 80 km du Mont Blanc, Ice Trail Tarantaise, Giir di Mont, Trofeo Kima…) dove prendevo tante belle mazzate, ma dove allo stesso tempo miglioravo sempre di più sotto ogni aspetto. La professionalità nell’avvicinarmi alla gara, la gestione dei ritmi, da tenere alti per tutta la durata, l’abitudine all’altitudine (che delle volte pativo), ma soprattutto, miglioravo tantissimo sul tecnico, sia in salita, che ovviamente in discesa. L’allenamento più specifico per la Diagonale fu però solamente nel mese e mezzo precedente la gara.

Durante l’estate avevo accumulato già tanto dislivello nelle gambe, avevo i ritmi intensi, dovevo solo fare qualche settimana con ancora maggiore volume, soprattutto sui metri up&down, sia a piedi (magari con qualche scalinata), che in bici, per salvare un poco le giunture. Dopo il Kima di fine agosto avevo fatto una settimana di vacanza in Sardegna, con totale assoluto riposo, come forse non ho più fatto in vita mia. Letteralmente spiaggiato. Dopodiché, 3 settimane di volume, culminate con gli 80 km del Trail degli Eroi, gara vinta con buone sensazioni e senza strafare, nonostante le gambe un po’ “cariche”. In quel periodo l’obiettivo era fare tra gli 8 mila e i 10 mila metri di dislivello positivo (sommati tra corsa e bici) ogni settimana.

Ora non ho con me gli appunti di quel periodo, ma ricordo che lo schema settimanale era più o meno questo:
- lunedì: 1h bici agile in pianura di recupero;
- martedì: palestra (1h corsa in salita + 1h esercizi alle macchine);
- mercoledì: 3h/4h trail con salite lunghe;
- giovedì: 3h/4h bici con salite lunghe (o 2h30’/3h trail);
- venerdì: 1h15’/1h30’ corsa lenta collinare (o 2h bici collinare);
- sabato: 4/5h trail (o bici con salite lunghe);
- domenica: 5/6 h trail con salite lunghe.

Aggiungevo una mezz’ora di mountain bike o rulli un paio di volte a settimana la sera dopo il lavoro. Perché sì, nel mentre lavoravo in Croce Rossa, quindi i lunghi in settimana avvenivano il mattino o il pomeriggio, prima o dopo il turno. Se non ricordo male avevo avuto un paio di giorni di ferie extra, e un paio di riposi, quindi riuscivo a gestire abbastanza bene il tutto. I lunghi in settimana erano un doppio Mottarone, o un doppio Campo dei Fiori magari aggiungendo qualche pezzo sulla scalinata della vecchia funivia, ora pulita grazie al lavoro di 100% Anima Trail, ma ai tempi quasi impraticabile e sulla quale non mi sentivo proprio sicurissimo. Oppure ricordo anche una volta su e giù dalle scalinate di Monteviasco per 3 ore. Un lungo domenicale ricordo di averlo fatto all’Ivrea-Mombarone: ero partito prima della gara, mi ero goduto il passaggio del gruppo e incoraggiando tutti, per poi tornare giù rifacendo il percorso al contrario. Oppure il giro della Maratona di Val della Torre, per me diventato un classico allenamento pre Diagonale. L’ultima delle 3 settimane era stata un poco più leggera in vista del Trail degli Eroi, ma non troppo.

Dopodiché una settimana di recupero, pedalate blande, corse brevi e tranquille, con un triplo Musiné nel fine settimana, giusto come ultimo richiamo lungo. Poi ancora una settimana richiamando un po’ di brillantezza, con un trail serale nel Parco del Ticino (utile anche per testare una frontale nuova), dove se non sbaglio arrivai 2° dopo aver sbagliato strada e rimontato fino a quasi raggiungere il primo, la “7 campanili”, una gara classica del varesotto, 15 km collinari molto divertenti, al termine della quale aggiunsi un po’ di su e giù su una scalinata. Poi altra settimana di recupero, viaggio, e ultimi giorni nell’isola, con un paio di giretti trail di un’ora su dei pezzetti del percorso, utili per far ricordare alle proprie fibre muscolari che ci sarebbe stata parecchia discesa da gestire in gara… e ultimi 2 (o forse 3) giorni con la “mezzoretta” sciogli gambe.

Inutile dire che poi la gara andò alla grande, con una partenza tranquilla e una rimonta continua fino ad arrivare al 7° posto. Avrei cambiato qualcosa? Bè, gli anni successivi sono riuscito ad inserire anche allenamenti intensi all’interno di settimane con così tanto volume, ma non è detto che sarei riuscito a gestire la stessa cosa a quel tempo. Negli ultimi anni (soprattutto nel 2018, prima dell’UTMB) ho fatto un po’ più il contrario di quei due mesi, ovvero prima mi ero concentrato sulla velocità, e poi sul volume, terminato solo 10 o 15 giorni prima della gara. Cos’è meglio fare? Meglio finire il periodo di volume un mese prima, per poi recuperare brillantezza nelle ultime settimane, oppure fare prima velocità, e poi fare l’ultimo blocco di volume più a ridosso della gara? Dipende. Difficile rispondere. Dipende da mille cose, dal resto della stagione, dalla gara. Ad esempio sono convinto che per l’UTMB sia meglio fare volume e dislivello fino a poco prima della gara, per non cuocersi le gambe nelle prime discese. Per com’era andata, per quella Diagonale des Fous era stato perfetto quello che avevo fatto. La stessa preparazione, fatta proprio per l’UTMB dell’anno successivo (il 2015), mi aveva portato a soffrire di sovrallenamento, dopo alcuni mesi parecchio stressanti e difficili.


Nessun commento:

Posta un commento