martedì 26 gennaio 2021

Il tempo (s)corre e la velocità rallenta

Non voglio lamentarmi dell’età che avanza quando la carta d’identità dice solamente 38 anni. Ci si potrebbe lamentare di ben altro. Lo sappiamo tutti che qualcuno ha vinto un UTMB con 20 anni in più. La mia è solo una constatazione, ovvero che il tempo (s)corre e che la velocità rallenta. Ok, sembra un gioco di parole, ma è così, la mia velocità di base non è come 2 o 3 anni fa. Il che non vuol dire che sia diventato lentissimo e che non possa più essere competitivo su distanze ultra, anzi, la mia tenuta alla distanza è sempre buona, o almeno così sembra, certo che però per uno come me, mai stato velocissimo di base, diventa ancora più importante riuscire a reggere a lungo i ritmi necessari per difendermi su gare lunghe.
Nel 2018, il mio miglior anno, ero riuscito a fare il mio personale sulla mezza maratona a 3’38” al km, un ritmo che ora fatico a tenere su ripetute come 6x1000 o 3x2000. Al termine di quell’anno ero riuscito a fare il personale in maratona correndo a 3’51” di media, velocità col quale ora forse faticherei a completare una mezza maratona. La cosa che mi fa davvero capire di iniziare a rallentare la mia velocità è la sensazione quando corro. Ci sono giorni in cui mi sembra di non spingere o di faticare eccessivamente, ok, ma non sono quelli i momenti in cui capisco di essere più lento. Sono i giorni in cui mi sento bene, gambe fresche, reattive, che spingono bene, fiato che recupera anche molto velocemente dopo lo sforzo, ma il cronometro che mi dà un riscontro negativo. Faccio un 1000 spingendo bene, mi sento veloce, potente e allo stesso tempo sciolto e leggero, penso “dai, questo sarà sui 3’30””, e invece niente, 3’40”, sempre più o meno come la settimana prima o la settimana prima ancora. Vero anche che ci sono di mezzo il freddo, il vento (che a Baltimore è spesso presente), il maggior chilometraggio che sto facendo rispetto al passato, lo stress, magari l’umore, e altri fattori, ma no, tanti elementi di possibili rallentamenti li avevo anche gli anni precedenti.

Insomma, niente di male comunque, niente di clamoroso, un fisiologico rallentamento che prima o poi sarebbe capitato. Si potrebbe tranquillamente dire che ci sono masters di oltre 40 anni o che sfiorano i 50 anni che invece continuano a migliorarsi e a diventare sempre più veloci. Verissimo! Molto però dipende dall’età atletica, oltre che altri mille fattori. Io ho iniziato a correre regolarmente trail nel 2010, mentre avevo iniziato a correre in generale, su corte distanze, nel 2004. Prima di fare trail mi ero già spremuto per bene, o meglio, mi ero spremuto male, facendo a volte allenamenti con poco senso (ho sempre sperimentato da solo sin dall’inizio, e un po’ me ne pento, perché avrei forse potuto costruire una velocità di base migliore), così come poi mi sono spremuto nei primi anni di gare ultra. Ma anche da ragazzino, quando ancora non correvo, mi sono spremuto in altre cose che sicuramente non hanno contribuito ad avere il miglior fisico possibile negli anni successivi! Insomma, anche se non mi sento per nulla vecchio (ogni tanto sì, e magari con amici lo dico anche, però dai, allo stesso tempo mi sento anche giovane a livello mentale, sempre più curioso e pieno di progetti, tant’è che non ho ancora deciso cosa fare da grande), diciamo che gli anni iniziano a farsi sentire sui miei muscoli, almeno per quanto riguarda la “velocità di punta”. Anche gli acciacchi vari si fanno sentire, ma a pensarci bene, nemmeno troppo, visto che ho sempre avuto problemini vari che mi trascino sin da quando giocavo a calcio da adolescente.
Cosa potrebbe comportare questo rallentamento? Intanto che nelle gare brevi che mi piace correre, quando possibile, sarei ancora meno competitivo di quanto già non fossi, ma nessun problema. E poi niente, significa che nelle gare ultra “corte” dovrò spingere di più per reggere i ritmi di chi è più veloce di base, mentre per ultra di 10 ore o oltre, dovrò solo puntare ancora di più sulla resistenza e sulla tattica, oltre che sulle mille altre variabili che queste gare hanno, per mia fortuna. Il tempo passa, ma ho ancora qualche cartuccia. Non sono ancora così vecchio. Anche se iniziare a dirlo può essere un buona scusa in caso i risultati saranno scarsi!

martedì 12 gennaio 2021

Il primo mese di allenamento in vista del nuovo anno

Dopo aver parlato della mia pausa invernale, parlo ora della ripresa vera e propria del mio allenamento in vista della nuova stagione. Di certo non è semplice organizzare un programma chiaro e preciso, vista l’enorme incertezza su praticamente ogni gara del nuovo anno, ma un minimo di senso lo si può dare, anzi, lo trovo importante per mantenere motivazione e benessere psicofisico.

A partire da dopo Natale ho iniziato col primo mese di allenamenti, lavorando soprattutto sulla velocità. Generalmente si tratta ogni settimana di una seduta di sprint in salita o HIIT (high intensity interval training), una seduta in pista di interval training sui 300 o 400 metri, e una seduta di potenza aerobica con ripetute dai 1000 ai 3000 metri, sempre in pista. Mantengo un discreto chilometraggio (almeno per me, che non sono amante dei mega volumi) sui 90-100 km settimanali, anche se raramente supero l’ora e mezza, con un massimo probabilmente di 2 ore. Il volume non è molto visto che compenso poco con dislivello e cross training, infatti per il momento faccio pochissime pedalate, visto il freddo intenso, e comunque molto tranquille. Ogni settimana inserisco anche una seduta di esercizi casalinghi di forza generale sotto forma di circuiti, per gambe, core, schiena, ma anche braccia, visto che per il momento sto usando pochissimo i bastoni ed è sempre bene mantenere un po’ di tono. Una o due volte a settimana faccio una corsetta mattutina a digiuno, che rimane sempre una cosa che non amo particolarmente, soprattutto sottozero, ma spostarmi dalla confort zone è di sicuro utile, e anzi, direi necessario.

La difficoltà di questa ripresa ora è aumentata da un dolorino all’anca, che sta via via migliorando, ma che è stato particolarmente fastidioso nelle prime settimane, oltre ai miei soliti flessori della coscia. Un po’ per via di questi acciacchi, un po’ per il freddo, un po’ gli anni che stanno iniziando a passare, ogni inverno mi ritrovo a correre le sedute di intensità qualche secondo più lento, il che mi costringe ogni volta a qualche fatica aggiuntiva (e qualche mese in più) per riprendere il mio ritmo abituale. Chissà quanto tempo ci vorrà prima di rassegnarmi allo scorrere del tempo.

Al termine del primo mese l’ideale sarebbe fare una gara breve, ma l’unica corsa che forse si potrà fare nelle vicinanze sarà una 50 km a fine gennaio, che – sempre se si correrà – affronterò senza grandi aspettative e solo come completamento della prima fase. Da lì un’idea per almeno i più immediati successivi mesi c’è, magari ne scriverò presto