giovedì 28 marzo 2019

Quanto tempo per vedere i benefici dell'avere un allenatore? Un giorno, una settimana, un mese, un anno

Quanto tempo ci vuole per vedere i benefici dell'allenamento sotto la guida di un allenatore? Non c'è un tempo prestabilito, e non c'è fine alla possibilità di miglioramento, se non un fisiologico decadimento fisico. Più ci si conosce, più si può intervenire, modificare, osare. È ovvio che migliore è il rapporto, migliore può essere il supporto.

Un giorno può permettere di dare semplicemente alcune dritte su come impostare vagamente una stagione o un ciclo di allenamento. Se l'atleta non ha alcun metodo, può già avere dei riscontri in una semplice costruzione ragionata dei cicli di allenamento e delle sedute principali, capendo a grandi linee cosa fare e cosa non fare, quando fare cosa, e magari anche perché.

Una settimana serve per iniziare, dare una struttura semplice, ma bisogna sempre partire con allenamenti non troppo complicati e non troppo rivoluzionari per le abitudini dell'atleta, in modo da ricevere i primi semplici feedback. Non si fanno miracoli in una settimana, ma si iniziano a comprendere le diverse reazioni ai diversi stimoli. È superfluo aggiungere che l'impostazione si fa sulla base dello storico sportivo dell'atleta, soprattutto nell'ultimo periodo.

Un mese permette di stabilire la prima vera conoscenza dell’atleta da parte dell'allenatore, e viceversa. Si può comprendere la capacità di recupero e di assimilazione dei carichi, i difetti maggiori su cui lavorare, le qualità su cui poter contare. Ovvio che però i miracoli non avvengono nemmeno in un tempo così breve, la quantità e la qualità dell’allenamento sono ancora in divenire. I progressi maggiori avvengono in genere dopo tre mesi, dopo un lavoro impostato e perfezionato e grazie allo scambio reciproco di informazioni. Sono soprattutto le gare a dare le migliori indicazioni, che siano di preparazione e di avvicinamento o già un poco mirate.

Un anno è il periodo perfetto per poter avere una conoscenza reciproca davvero intensa. Se il lavoro fatto durante la stagione sportiva ha portato già risultati e soddisfazioni, sarà il momento perfetto per poter fare il passo successivo. Conoscendo al meglio le possibilità di reazione agli stimoli e le capacità di recupero dell’atleta durante tutto l'arco di tempo, si potrà impostare nel migliore dei modi tutta la stagione successiva, potendo modulare in modo ancora più dettagliato i periodi di carico e di recupero, permettendosi eventualmente di osare per tentare di far fare un salto di qualità, cosa difficile da fare all'inizio del rapporto, dato che il primo obiettivo è sempre quello di tenere lontani gli infortuni.

Dopo anni ancora tutto diventa sempre più simbiotico. Tuttavia sappiamo tutti benissimo che le relazioni umane durature sono difficili e piccole e grandi incomprensioni sono sempre dietro l'angolo, così come cambiano le esigenze e gli obiettivi.

venerdì 22 marzo 2019

Esiste l'allenamento perfetto nel trail running?

Esiste il metodo di allenamento perfetto o ideale nel trail e nell’ultratrail? Bè, correre sui sentieri, ovviamente. E può funzionare benissimo il non avere un metodo, correre in modo anarchico, cercando semplicemente nuove strade, raggiungere nuove vette, scoprire posti nuovi, lasciandosi andare alle proprie sensazioni. È anche vero però che correndo in questo modo si rischia maggiormente di incorrere in infortuni o in sovraffaticamenti, di faticare di più in certi tratti poco congeniali durante le gare, oltre magari ad avere poca longevità sportiva. Ok, banalità. Ma allora, esiste o no l'allenamento ideale? Se esistesse un metodo sicuro ci sarebbero solo allenatori guru e atleti perfetti. Purtroppo, o per fortuna, non è così. L'allenamento ideale è quello tagliato su misura per se stessi e che arriva dopo anni di evoluzione atletica. Chi vive in pianura non può allenarsi nello stesso modo di chi vive in montagna; chi ha al massimo un’ora al giorno disponibile non può allenarsi nello stesso modo di chi ha tempo per fare lunghi allenamenti, che siano in montagna o in bici; chi quasi non vede la luce del giorno chiuso in un ufficio tutto il giorno ed è costretto ad allenarsi in palestra non può allenarsi come chi ha sentieri dietro casa; e mille altri esempi possibili. Ecco quindi che chi vive in pianura dovrà per forza di cose aggiungere degli allenamenti specifici di forza, chi non va in bici farà altre attività alternative (o non le farà proprio, se non vuole), chi si allena in palestra si dovrà sbizzarrire tra treadmill, stairmill, spinning ed esercizi vari, con pesi o meno. Inoltre tutto dipenderà dalla gara che si dovrà preparare: trail di 20 km corribili sono ben diversi da tecniche skyrace di 20 km, trail di 50 km possono avere durata e tipo di percorsi completamente diversi uno dall'altro, trail di 120 km sono un pianeta a parte, ancora di più lo sono le “100 miglia” (che a loro volta cambiano completamente a seconda che siano le “veloci" gare americane o le gare europee), e ancora diverso è un Tor de Geants. Inoltre l’allenamento cambierà anche dalla psicologia dell'atleta, e sebbene entriamo in un campo specifico nel quale non ho competenze, può essere relativamente facile capire quale sia il tipo di motore mentale dell'atleta, a seconda delle preferenze delle tipologie di gara e di seduta di allenamento (per chi volesse capirne di più consiglio il libro dell'amico Cesare Picco, “Stress & performance atletica", disponibile qui https://www.amazon.it/Stress-performance-atletica-Cesare-Picco/dp/8899566135 ).
Oltre alle caratteristiche della persona che si allena, tutto cambia in funzione dell'obiettivo, che sia il provare a migliorare le proprie prestazioni, ma anche semplicemente correre la prima breve gara dietro casa, fare il primo trail dopo anni di strada, finire bene una maratona, concludere un ultratrail in buone condizioni, recuperare velocemente una gara dura, tenere lontani acciacchi e infortuni, mantenere la voglia di correre ancora per anni. In sostanza, l'allenamento perfetto è quasi utopia, ma quello che meglio può avvicinarsi alla concezione di allenamento perfetto cambia per ogni singola persona in base a questi semplici elementi: le proprie capacità, le proprie possibilità, i propri obiettivi.

lunedì 18 marzo 2019

A ognuno il proprio allenamento

Come alleno i miei atleti? Con un modo semplice, se si sa come fare: adattare l'allenamento all'atleta, non viceversa. Ogni persona è diversa dall'altra, per età, passato sportivo, caratteristiche fisiche, abitudini lavorative e famigliari, possibilità di tempo e percorsi, obiettivi, voglia di fare attività alternative, eccetera.
Con 40 €/mese propongo allenamenti settimanali personalizzati, nessun copia/incolla di tabelle prestabilite, mantenendo semplicità e allo stesso tempo con in testa sempre il principio della varietà, con sedute studiate in base alle caratteristiche e ai feedback costanti dell'atleta, usando un file in condivisione, oppure semplicemente indicando gli allenamenti con messaggi wazzapp o tramite e-mail.