Non tutti usano il cardiofrequenzimetro, anzi, ma può essere un buono strumento per regolare il proprio ritmo. L’importante è non farsene ossessionare, riuscire a imparare ad ascoltarsi e usarlo insieme alla percezione dello sforzo e nel modo corretto.
Le zone di intensità calcolate in modo automatico dagli orologi sono spesso sballate, molto poco precise. Calcolare le zona in base alla frequenza massima può essere indicativo, ma se fatto con criterio. Ad esempio il 50% della frequenza massima che alcuni dispositivi indicano come frequenza per ritmi lenti è eccessivamente basso, vorrebbe dire andare molto probabilmente sotto i 100 bpm, che si può raggiungere praticamente camminando. Con questo metodo anche gli altri limiti per le diverse intensità (lento, medio, soglia, VO2max) sono probabilmente poco corretti.
L’ideale per trovare la giusta frequenza per le diverse zone di intensità sarebbe fare un test sul campo, che sarebbe molto più preciso. Tuttavia rimarrebbero le zone prese da quel singolo test, che non significa siano corrette al 100% e possano rimanere sempre le stesse nel tempo, dipende dalla forma di quel giorno e dalla forma di ogni singolo giorno, quindi sarebbe ideale fare diversi test nel tempo (lo stesso principio dei famosi algoritmi, più dati si hanno, più sarà preciso il calcolo). Per esempio se si fa il test in un giorno in cui la forma non è buona, si finisce per sottostimare le varie andature. Inoltre un test fatto in laboratorio ha altri condizionamenti importanti, anche se di sicuro misurare i livelli di lattato e altri parametri tutti insieme durante lo sforzo si può fare solo lì.
Senza test, un buon modo per calcolare le diverse zone di intensità sarebbe quello di usare le zone in base alla frequenza cardiaca di riserva, ovvero la differenza tra frequenza cardiaca massima e frequenza cardiaca a riposo. Alcuni orologi hanno la possibilità di usare questa impostazione, nonostante poi siano spesso impostati invece rispetto alla sola frequenza cardiaca massima.
Come si calcola? [FC max − FC riposo) × % Intensità] + FC riposo
Ad esempio, prendiamo un soggetto con 190 come FC max e 40 di FC riposo. Quindi 190-40=150. Da quel 150 calcoliamo 80%. Quindi 120. Ora aggiungiamo di nuovo le 40 a riposo. Risultato 160. Quella sarà il limite inferiore della zona intorno alla soglia anaerobica. Il limite superiore sarebbe al 90%, che in questo caso corrisponderebbe a 175. La soglia anaerobica vera e propria dovrebbe quindi essere a 167-168 battiti al minuto, all’85% della frequenza cardiaca di riserva.
Se invece pensiamo ad un soggetto che a riposo avrà 60 battiti al minuto, ma sempre con 190 di FC max. 190-60= 130. L’80% di 130 è 104. 104+60=164 battiti al minuto. Il 90% è 177, con una soglia anaerobica teorica di 170-171. Con una frequenza cardiaca a riposo più alta, sarà più alta anche la frequenza della soglia anaerobica, anche se di poco.
Oppure pensiamo a un altro soggetto che ha sempre 130 come differenza tra FC max (170) e FC riposo (40). 170-40=130, come l’esempio di prima. L’80% di 130 è sempre 104, ovviamente. Se a 104 aggiungiamo 40, ovvero la frequenza a riposo di questo esempio, il risultato sarebbe 144, ben più bassa dell’esempio di sopra. Il limite superiore della zona intorno alla soglia anaerobica, il 90% della frequenza cardiaca di riserva, sarebbe a 157 battiti, con una soglia anaerobica teorica intorno a 150-151.
Si nota come il numero sia sì più influenzato dalla frequenza massima, ma la frequenza a riposo ha comunque una certa importanza in una maggiore precisione del calcolo.
Piccola precisazione. È molto impreciso calcolare la propria frequenza massima col semplice calcolo 220-età, come alcuni fanno. Può funzionare nella media totale tra gli esseri umani, ma non singolarmente, visto che ci sono variabilità enormi. A 40 anni potrei avere 180 come frequenza massima, è molto probabile rispetto ad altri numeri, ma potrei tranquillamente averla anche a 160, o a 200. Per calcolare la frequenza massima bisognerebbe fare uno sforzo massimale di 6’-8’, dove il cuore fa in tempo ad arrivare alla sua frequenza massima.
Quindi quali sarebbero le diverse zone di intensità? Quale sarebbe la frequenza cardiaca di riserva per ogni zona?
Zona 1 (recupero, riscaldamento, defaticamento): <60% FC riserva
Zona 2 (lento aerobico): 60-70% FC riserva
Zona 3 (medio): 70-80% FC riserva
Zona 4 (soglia anerobica): 80-90% FC riserva
Zona 5 (velocità massima aerobica): >90%
Presto in altri articoli spiegherò alcuni accorgimenti per usare al meglio il cardiofrequenzimetro, senza farsi ingannare da veloci e imprecise interpretazioni.