martedì 22 giugno 2021

Com'è andata la Eastern Divide, seconda 50 k in 3 settimane. Non benissimo, ma nemmeno così male

Sabato 19 ho corso la Eastern Divide, nel sud della Virginia, seconda 50 k delle tre di fila che avevo in programma. Aspettavo questa gara da tempo, visto che ero iscritto lo scorso anno e che per i motivi che sappiamo era stata annullata. Aspettavo da tempo questa gara anche perché era la 50 km con maggior dislivello tra tutte le gare fatte in questo lato degli Stati Uniti. Aspettavo la prima salita di 600 metri di dislivello, il maggior dislivello continuo affrontato da ottobre 2019. Purtroppo però non è andata come speravo, anche se forse nemmeno così male, dopotutto.

Di sicuro non avevo recuperato al 100% dalla gara del weekend precedente. E di sicuro mi sono ricordato che le partenze subito in salita le soffro sempre, soprattutto se la salita non è un breve strappetto, come la quasi totalità delle gare qua intorno, ma è lunga decine di minuti. Alla fine ho raccolto un 6° posto, molto vicino al 5° e al 4°, ma lontano dal podio. Difficile capire il reale valore della prestazione, in quanto quasi tutti quelli davanti a me sono giovani con non molte altre gare fatte e con cui incrociare i risultati per capire le qualità, ma vedendo i tempi di alcuni di loro tra pista e maratona, forse non sono andato così male, nonostante le pessime sensazioni durante tutta la gara.

Credevo di aver recuperato bene dalla settimana precedente, e un allenamento in pista fatto 3 giorni prima sembrava darmi ragione. Ma una cosa è un allenamento veloce e breve in piano, una cosa è affrontare un’altra ultra, soprattutto in salita. Infatti sono partito bene, tanto che dopo un paio di km, nei quali la strada saliva molto dolcemente, con anche alcuni tratti in leggera discesa, ero praticamente attaccato al gruppetto dei primi, formato da una decina di atleti. Quando poi la salita si è fatta più ripida, ho iniziato ad arrancare. Gambe dure, muscoli “ingolfati” che non ne volevano sapere di sciogliersi. Inoltre la gara non era come la immaginavo: a parte qualche single track nella prima salita e nel finale, almeno una trentina di chilometri nella parte centrale del percorso erano tutti su strade bianche, dove conta “solo” il motore e dove non riesco a difendermi come avviene invece su sentiero. Inoltre la discesa facile su strada bianca credo sia il terreno dove soffro di più in assoluto: non so il motivo, se sia una questione mentale o fisica, ma anche se spingo non riesco proprio ad andare forte quanto vorrei. Anche in questa gara, vedevo davanti un paio di ragazzi, ma più proseguivo, e più si allontanavano, nonostante spingessi a fondo in queste discese semplici. Solo in salita riuscivo a recuperare qualcosina, e solo tenendo duro tutto il maledetto tempo del percorso sono riuscito a recuperare 4 posizioni nella seconda parte di gara, passando qualcuno che a lungo andare ha avuto crisi o problemi, oppure era semplicemente partito troppo forte.

Bè, la consolazione per me sta proprio in questo, nell’aver tenuto duro, senza patire crisi energetiche o crampi o altri problemi. Anzi, nel finale mi sentivo anche un po’ meglio, peccato che fossero ormai passate 4 ore di gara e non c’era più spazio per recuperare. Semplicemente, non avevo le gambe che volevo. Ma ci sta. Questo trittico fa parte dell’allenamento per l’obiettivo principale dell’anno, l’UTMB. È in giornate come queste dove si impara a tenere duro che si può riuscire a guadagnare quel quid in più. Almeno spero.

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