Dopo un paio di settimane di allenamento, una volta arrivato in Italia, è arrivata finalmente l’occasione di una gara in montagna. Anzi, tre gare, in tre giorni. In occasione dell’evento del Vertical di Courmayeur, ho voluto correre tutte le tre gare in programma. VK1 il venerdì sera, VK2 il sabato mattino, il Trail del Battaglione la domenica. Inizialmente pensavo di correre solo il trail, ma avevo un bisogno viscerale di calpestare sentieri, faticare in salita, respirare l’aria fina dei 2000 metri e oltre (bè, anche oltre i 3000…).
Nei primi 10 giorni in Italia mi ero allenato decisamente tanto, e poi ancora qualche giorno, dove però iniziavo a sentire un po’ di stanchezza ed ero anche nervoso per fatti extra sportivi. Prima delle gare qualche giorno molto più tranquillo mi ha fatto recuperare bene per arrivare ad una forma buona al via dell’intenso weekend. Bè, sapevo di non essere al top, mi mancava ancora l’abitudine alle salite lunghe (anche per questo motivo era importante correre tutte e tre le gare), alle discese lunghe (in vista della domenica) e forse, più di tutto, all’altitudine, visto che erano due anni ormai che non andavo a quote alte.
Insomma, nel vertical del venerdì sera, che partendo da Dolonne arrivava al Pavillon, ho avuto una piacevole sorpresa della mia forma. Nel riscaldamento sentivo le gambe ancora un po’ cariche dalle settimane precedenti, ma una volta partito, mi sembrava di non stare così male. L’idea era di non esagerare, in vista soprattutto di domenica, ma nella prima parte di salita più corribile recuperavo facilmente posizioni. Mi sono così trovato ad un passo dal 5° posto, davanti a me di una ventina di secondi. Così, nella parte più ripida, ho continuato a spingere, nonostante fosse un tipo di salita che non affrontavo da non so quanto tempo, soprattutto a quei ritmi, e che in generale non è mai stato il mio terreno ideale. Ma stavo bene, così ho continuato a spingere. Solo poco prima del finale ho mollato leggermente, anche per via forse dei 2000 metri che iniziavo a sentire, con una respirazione molto più affaticata, perdendo così un paio di posizioni, senza crollare però. Non ho fatto moltissimi vertical nella mia vita, non sono la mia specialità, ma spesso sono partito convinto di potermi difendere bene. Invece ho sempre finito per subirli, finendo nella seconda parte di queste prove senza riuscire ad andare come volevo. Ma questa volta no, non ho mai subito la salita, forse per la prima volta in vita mia in una gara del genere. Ho sempre sentito le gambe piene e capaci di spingere come volevo. Tutti gli esercizi che ho fatto negli Stati Uniti per compensare la mancanza di grandi dislivelli mi hanno davvero aiutato, e qualche bel dislivello una volta tornato in Italia ha fatto il resto. Anzi, mi sono accorto sin dai primi giorni del mio ritorno che probabilmente avevo anche guadagnato qualcosa sulla forza in sforzi brevi, quindi ora non rimaneva che “trasformarla” sul lato della resistenza.
Purtroppo non c’era molto recupero prima del VK2. Dormito 4 ore scarse, e male, data la stanchezza della sera precedente, senza aver fatto un minimo di stretching o auto massaggi. In più, arrivato non troppo presto alla partenza, ho fatto un riscaldamento molto breve. Stavolta sono tornato a subirlo un vertical, ma lo sapevo già. Sin da subito sentivo le gambe stanche, così mi sono messo su un passo comunque buono, ma ovviamente senza ambizioni di classifica, anche perché la partecipazione era molto più alta. Arrivare poi a Punta Helbronner, a 3400 metri, è stato ancora più faticoso della sera precedente per quanto riguarda l’altitudine. Pur sapendo che sarebbe stata dura, non volevo perdermi l’opportunità di salire fin qua e rifarmi gli occhi delle montagne intorno. Non nascondo che guardando verso il Monte Bianco mi sono commosso, dopo che lo scorso anno non avevo potuto godere di un minimo panorama.
Per fortuna il sabato pomeriggio sono riuscito a riposare, e anche la notte è stata decisamente migliore, così alla partenza del trail mi sentivo molto meglio rispetto al giorno precedente. Le gambe sembravano più fresche, anche se a livello cardiaco sentivo ancora lo sforzo dei vertical, non riuscendo ad essere pienamente efficiente. Ma ci sta, rientrava nella parte allenante di questo lungo weekend. Così davanti sono andati “in fuga” una decina di atleti, e io dietro col mio passo, sperando di recuperare strada facendo. E così è stato, finendo al 4° posto. Ho patito una leggera difficoltà nella lunga salita verso il Colle del Battaglione, e ancora un’altra attaccando l’ultima salita verso il Pavillion (di nuovo), ma senza crisi vere e proprie, anzi, sentendomi spesso molto bene. Anche qua sentivo che oltre i 2000 metri non riuscivo ad essere efficiente come volevo, ma era in preventivo. Sono stato contento di non aver patito muscolarmente le discese e aver gestito anche la difficoltà dei soli due ristori (su 56 km e 4400 m+), che sì, sapevo anche questo ed ero attrezzato, ma non avendo forse le scorte piene dagli sforzi di venerdì e sabato, sarei stato contento in un paio di momenti di avere qualcosa da mandare giù e un po’ d’acqua che non fosse quella fredda dei ruscelli, visto che ero forse troppo tirato con le mie scorte.
Tutto sommato, direi weekend andato bene. Avrei forse potuto pensare ad un piazzamento migliore nel trail se avessi fatto solo quello (ma non vincere, davanti il giovane Didier Chanoine è andato fortissimo), ma avevo davvero bisogno sotto ogni punto di vista di fare tutte e tre le gare e rivivere certi momenti in un ambiente così, comprese le tante conoscenze che non vedevo da tempo e che è stato un enorme piacere riincontrare.