mercoledì 12 gennaio 2022

I miei dati di Strava e cosa capirci, più o meno


Con la puntualità che mi contraddistingue, parlo un attimo dei miei numeri di Strava del 2021, cosa mi dicono e cosa mi suggeriscono per il 2022.

Al netto delle considerazioni fatte nel precedente articolo, ho trovato finalmente i lati positivi di Strava, grazie alla possibilità di avere uno storico delle attività fatte durante l’anno, per me che non avevo un vero e proprio diario dove segnare i miei allenamenti, se non per alcuni periodi. Ho potuto così vedere le ore dedicate alle varie attività, esclusi però tutti gli allenamenti indoor, esercizi, spinning, rulli, treadmill e stairmill (queste ultime due però quasi insignificanti nel 2021).

Dal 1° gennaio al 31 dicembre ho corso a piedi (o camminato, in gare e allenamenti trail) poco più di 400h, per un totale di quasi 4000 km e oltre 92 mila metri di dislivello positivo (numeri leggermente più grandi in realtà, se si aggiunge l’UTMB dove manca la registrazione per un mio errore nell’impostazione del GPS). In bici (la maggior parte in mtb negli USA, dove faccio molto meno volume rispetto alla bici da strada) “solo” 133h per 2500 km e 33 mila metri. Questi i numeri secchi outdoor, mentre aggiungendo una media di 1h settimanale indoor (ci sono settimane dove ho fatto molto di più e altre dove ho fatto molto di meno o niente del tutto), dovrei sfiorare le 600 ore. Si potrebbero aggiungere le camminate coi cani, dove magari saltava fuori anche qualche corsetta, ma non le conto come vero allenamento, altrimenti in passato avrei dovuto inserire i dislivelli fatti nei palazzi delle case quando lavoravo in Croce Rossa😊.

Sono poche? Sono tante? Sono quello che sono. Di certo quelle 600 ore sono poche in confronto ai più forti ultratrailrunners del mondo, capaci di farne intorno alle 1000, o oltre, più o meno come i fondisti (di sci) o i ciclisti professionisti, quindi direi non poco, considerando anche che correndo in pianura sono necessarie meno ore (infatti i maratoneti di solito fanno meno ore rispetto agli appena citati sport). Non sono tanti i chilometri, perché non sono velocissimo e ho corso molto a ritmi forse troppo lenti, ma torno dopo su questo punto. Credo in passato di aver fatto di più, soprattutto per quello che riguarda il dislivello, che a Baltimore riesco a fare senza accumulare grandi numeri. Sembra paradossale che quando lavoravo in Croce Rossa riuscissi a fare di più, ma di sicuro potevo organizzarmi meglio allenamenti più specifici rispetto a ora, senza pensare a tutti i casini presenti (tipo la pandemia). Considerando che in tutto l’anno ho fatto più di un mese di riposo quasi assoluto (due settimane di totale inattività dopo la JFK di fine novembre, una dopo l’UTMB, ma anche una settimana super light post UROC e un’altra post UTLO) e che a dicembre ho fatto pochissimo, non è stato poco. Ho fatto non pochi doppi, almeno nella prima parte dell’anno, sebbene tra 2019 e 2020 (almeno nei periodi in cui era possibile allenarsi con uno scopo ben preciso) ne avessi fatti probabilmente di più.


Fino a fine agosto sono convinto che fosse andato tutto bene, poi una nota serie di sfighe, di cali di motivazione e di forma mi hanno fatto un po’ patire nel finale di stagione, ma credo che il programma di base fosse buono. Però cambio. Non ho idea di quanto farò nel 2022, ho un’idea di base almeno fino a metà anno, poi bisognerà vedere come starò, come andranno le cose in generale, che gare farò, eccetera. In quest’idea di base c’è il pensiero di fare meno doppi, più mtb, un po’ più allenamenti indoor, ma fare gli allenamenti di corsa in modo leggermente diverso. Meno volume, come accennato, ma di leggera migliore qualità. Rimango su un allenamento polarizzato, ovvero con la stra grande maggior parte delle ore a ritmi lenti, e poco tempi intenso, ma molto intenso, però in modo diverso.

Il volume è importante, ma è importante anche come viene svolto quel volume. Se mediamente si corrono i lenti in modo troppo veloce, finendo per fare una gran percentuale di allenamento a ritmi che in realtà sono più vicini ad un medio o anche oltre - e che alla lunga portano ad un ristagno o un peggioramento delle prestazioni, convinti che per andare forte bisogna sempre andare forte -, io ho spesso avuto il difetto contrario, ovvero di fare i lenti troppo lenti. Non che fosse sempre voluto, spesso mi sono allenato lentamente perché stanco dal carico, finendo però per fare sedute che non erano né defaticanti, né allenanti. Fare meno volume potrebbe aiutarmi a fare gli allenamenti lenti in modo leggermente più brillante, ma senza che sfocino in ritmi medi (a meno che di sedute specifiche su quelle intensità).

Train less, train smarter, per citare un motto all’americana, ben lontano dal no pain no gain, che fa molto figo e che forse finalmente si sta capendo non essere il modo migliore per… migliorare.


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