venerdì 21 gennaio 2022

I miei bei tempi dell'intensità invernale

Quando avevo iniziato a correre, tra 2004 e 2005, non facevo molte gare, solo successivamente ho inserito campestri in inverno, serali in estate, e altre gare durante tutto l’anno. Quando ho iniziato a correre ultratrail, nel 2010, facevo ancora alcune gare brevi, le trovavo sempre divertenti e allenanti. L’anno dopo, il 2011, ero arrivato a correre quasi ogni weekend, pure troppo, ma quasi solo trail e ultratrail, poche gare brevi. Avendo la sensazione e il timore di rallentarmi, in inverno provavo ad inserire comunque alcune campestri.

L’anno dopo, nel 2012, ero più selettivo per gli ultratrail, ne facevo meno ma meglio preparato, infatti continuavo a migliorare. Per l’inverno avevo in mente di dedicarmi per alcuni mesi a campestri o trail brevi, magari sulla neve, oltre a qualche ciaspolata. Volevo velocizzarmi, per quanto possibile, inoltre nei mesi più bui ho sempre faticato a fare volumi, non amando il freddo e dovendo affrontare i periodi lavorativi più pesanti, quindi pensavo potesse essere un buon compromesso, meno allenamenti e gare, ma più intense. Purtroppo però mi infortunai al termine della stagione, frattura da stress alla tibia, così i progetti per quell’inverno saltarono dopo poche gare corse col dolore.

Nel 2013 faticai un po’ nella ripresa post infortunio, ma conclusi bene la stagione con delle belle gare (e qualche solita normale delusione). Dopo una breve ricarica, da novembre partii con l’idea di fare quello che non ero riuscito nell’inverno precedente, gare brevi, allenamenti intensi, e nessuna corsa oltre l’ora e mezza di durata, solo un paio di sedute trail di 2h in vista dell’accoppiata Maratona di Ferrara e Maremontana di metà marzo. L’idea di fare diversi mesi con tanta intensità mi era venuta prendendo spunto dagli scialpinisti che dopo un inverno di gare a tutta, in estate andavano fortissimo anche con le scarpe da trail, oltre che da spunti dal ciclocross e ciclismo su strada. A quel tempo Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel stavano dando spettacolo ancora tra le categorie giovanili (negli Under 23 in quell’inverno, tra gli juniores negli anni precedenti), ma c’era già l’esempio di Zdenek Stybar, campione del mondo di ciclocross e subito protagonista su strada. Seguivo già allora un po’ le gare di ciclocross, anche se solo leggendo i riassunti e guardando alcuni brevi video, mentre dall’anno successivo, con l’ingresso tra gli elite dei due fenomeni, l’interesse è diventato sempre maggiore, sia per me, che poi per più o meno tutti gli amanti del ciclismo, anche per via degli esempi di altri atleti forti nel ciclocross e poi competitivi su strada.

Insomma, ero già convinto allora che fare molta intensità in inverno potesse essere un 
ottimo modo di prepararsi in vista della stagione estiva. Per il 2014 avevo in programma non poche gare importanti a livello internazionale (Transvulcania, Maxi Race di Annecy, 80 km Mont Blanc, Ice Trail Tarantaise, Giir di Mont, Trofeo Kima, Diagonale des Fous), quindi pensavo potesse essermi utile migliorare per quanto possibile la velocità. Certo, ora so che non serve solo ammazzarsi di intensità per diventare più veloci, serve anche una solida base aerobica a ritmi lenti, ma era stato comunque davvero utile, soprattutto a livello mentale. In estate i ritmi intensi delle salite più tirate erano più facilmente sostenibili dopo le decine di minuti in acido lattico nei mesi freddi. Mi riappacificai anche abbastanza proprio con il freddo, ci cui non sono troppo amante, dopo diverse gare corse con temperature sotto zero in montagna.

Corsi una decina di campestri tra varesotto e alto milanese, 5 o 6 alcune ciaspolate in Valle d’Aosta, 2 o 3 serali su strada, 2 o 3 trail notturni sulla neve, compreso un vertical, 2 o 3 trail sulla neve, su corte distanze, mai oltre l’ora di gara, una 10 km su strada, più un paio di mezze maratone, sempre con personale limato e chiudendo appunto con la Maratona, dove feci il personale nonostante la totale mancanza di lunghi da 5 mesi. La settimana successiva al Maremontana esplosi completamente, ma sapevo che sarebbe successo senza preparazione adeguata. In settimana aggiungevo sempre almeno un altro allenamento intenso, a volte due. Forse anche troppo, alcune volte ero un po’ stanco, viste pure le non rare doppiette di gare sabato+domenica, ma mi divertii come un matto. E come detto, notai i risultati, con uno dei miei anni migliori, forse il migliore in assoluto per costanza di risultati. Credo di essere migliorato ancora un po’ negli anni successivi, ma con alti e bassi.

Con programmi diversi di gare e con i viaggi negli Stati Uniti, non ho praticamente più avuto inverni così intensi e così buoni. No, uno sì, anche se con sole 3 o 4 gare (e nuovo personale nella mezza maratona): nel 2018, quello dell’UTMB.

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