martedì 30 novembre 2021

Allenarsi rimanendo liberi

Senza voler sfruttare una parola che nei tempi sta venendo sempre più violentata, mi sento di voler dire che il trail è libertà. O meglio, è anche libertà, di correre senza ansie cronometriche, camminando se necessario, fermandosi a godere dei panorami e della natura, andando con gli amici in giro per monti o boschi per ore, eccetera.

Ma quindi come ci si può allenare seguendo un piano un minimo strutturato e allo stesso tempo avere libertà di fare quello che si vuole e che ci si sente di fare sui sentieri? Bè, come allenatore il mio compito non è quello di dare tabelle da seguire in modo rigido e senza sgarrare. Forse c'è anche chi lo fa, e probabilmente funziona pure, ma io preferisco un altro approccio. Di certo c'è chi segue gli allenamenti proposti in modo maniacale, ma lascio sempre la possibilità di divertirsi con gli amici o di sforare nei tempi, oppure di fare di meno se quel giorno le cose non vanno al meglio e gli impegni prendono il sopravvento, evento più che normale per chiunque non sia un professionista.

In fondo trovo che un bravo allenatore non sia tanto (o solo) quello capace di fare i test in laboratorio e dare la “tabella perfetta" (che comunque non esiste), ma quello che sa adattare il programma di volta in volta, lasciando un certo grado di libertà all'atleta (bè, entro certi limiti). Come scrivere non è solo “scrivere” ma “ri-scrivere”, allenare non è solo programmare, ma ri-programmare.



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