martedì 23 novembre 2021

La mia JFK 50 mile - seconda parte, la gara

Lo scorso anno la JFK era stata l’unica gara importante ad essere corsa in tutto l’intero anno, quindi si erano presentati tanti tra i top runners americani. Quest’anno sembrava la concorrenza sembrava minore… ma sembrava, esatto, perché in realtà visti i tempi alla fine…

Nelle prime centinaia di metri mi sentivo super agile, andavo “facile”, ma forse fin troppo, nonostante il freddo (- 1° C alla partenza, o forse anche qualcosa meno). Di sicuro sentivo la scioltezza dovuta al molto riposo degli ultimi giorni, che in fondo può non essere un male nemmeno in futuro, visto che io tendo sempre a fare non poco fino a ridosso della gara. Nei primi 4 km in leggera salita su asfalto ho preso comunque un passo buono, ma senza forzare. Guardando poi su Strava, ho visto che nei primi 4 km quest’anno sono andato 40” più veloce dello scorso anno. Credo che aver usato la cintura della Instinct al posto dello zainetto minimal possa avermi aiutato parecchio a correre in modo più economico. In questi primi km ho potuto vedere e salutare Paul Jacobs, ragazzo con cui l’anno scorso avevo lottato per tutto il tempo all’Hashawha Hills 50k, proprio nei giorni dei primi lockdown in Italia, l’ultima gara americana pre pandemia. E così fino a più o meno al 9° km, dopo una ripida salita su asfalto, la più dura della gara, quando inizia la parte più interessante dell’Appalachian Trail. Ero in coda ad un gruppetto che viaggiava per il 15° posto, in linea con le mie previsioni. Controllando poi sempre su Strava, ho notato che ero circa 1’30” più veloce rispetto al 2020.

Qua lo scorso anno sbagliai sentiero, ma stavolta hanno “fettucciato” chiudendo la variante che avevo preso io. Essendo molto più a mio agio sui sentieri rispetto agli altri del gruppetto, ho guadagnato posizioni, lasciando davanti solo un ragazzo durante una discesa abbastanza semplice, pensando che presto ci sarebbe stata occasione per passarlo e proseguire del mio passo. Però ecco che ad un certo punto davanti vediamo 3 ragazzi tornare indietro, tra cui Anthony Kunkel, biondino del Colorado, che era partito in testa e che qua ha già corso altre 5 volte (quindi non si può dire che non conoscesse le insidie del percorso). Ritrovati più o meno in una decina a guardarci intorno e a discutere se fosse il percorso giusto o meno, siamo risaliti tornando indietro tra imprecazioni di ogni genere (ci ho dato dentro pure io, che nonostante le mie scarse capacità linguistiche inglesi, con le parolacce me la cavo bene). Risaliti e trovato il sentiero giusto, riprendiamo. Dai dati di Strava dovrei aver perso circa 4 minuti.

La rabbia (agonistica) mi ha portato a spingere per recuperare, soprattutto sulle parti più tecniche, dove andavo letteralmente al doppio degli altri che passavo, decine di atleti che nel frattempo ci avevano sorpassato. Ho lasciato indietro tutti i compagni di errore (compreso Kunkel, che mi ha raggiunto e passato solo quando il sentiero è tornato più facile), però spendendo un po’ troppo. Anche provando a respirare e recuperare nei tratti più semplici, ormai avevo consumato non poche energie. Rimonto ancora, sorpassando le prime 3 donne, fino a che non trovo più nessuno da raggiungere, troppo lontani davanti a me. Arrivo al ristoro di Weverton - al termine dell’Appalachian Trail, verso il 28° km circa – intorno al 17° posto. Mi fa assistenza Eleonora, la quale ha potuto notare come tutti i primi in classifica si siano cambiati le scarpe, indossando modelli velocissimi da strada per quello che ci aspetta nel resto della gara.

Parto per questa lunga maratona sul canale con le gambe che tutto sommato stanno bene, e confido di poter recuperare. Mi piazzo sui 4’30”/km, non volendo forzare e sperando di poter aumentare più avanti, ma mi passarmi subito 3 o 4 atleti. Dopo pochi km, mi passa anche la prima donna. Nel frattempo il gps non prende più, mi dà dei ritmi folli, quindi non posso nemmeno più gestire la velocità in modo preciso, ma devo andare solo in base alle mie sensazioni. Tutto va benino fino a metà circa del canale, poi inizio a sentire la fatica, rallentando un poco. E continuano a passarmi atleti. Mi passa anche Jacobs con una corsa davvero agile ed efficace, che proseguirà la sua rimonta fino ad arrivare 10° in 6h11’, il tempo che sognavo io, più o meno. Anche lui era nel gruppetto che aveva sbagliato strada, ma se l’era presa con calma, arrivando a Weverton 5’ dopo di me. Devo capire ancora tanto di questa gara, evidentemente. Mi passano altre donne, vanno con una costanza e un passo davvero notevoli. Io invece arranco. Non ho grosse crisi energetiche o altri problemi, semplicemente non sono abbastanza allenato per correre tanto a lungo, specialmente dopo le prime due ore tra salite e sentieri, così si stanno infiammando tutti i flessori dell’anca, alzare le gambe è sempre più difficile e la corsa è sempre meno efficace. Non vado in crisi, solo che non posso andare più veloce.

Finito l’interminabile canale, si arriva all’asfalto, dove uno strappo breve ma ripido porta all’inizio del tratto finale che in confronto è per me una passeggiata, grazie a qualche saliscendi che permette di modificare un po’ il passo e in qualche modo recuperare. Nonostante i dolori, la fatica e le salitelle, non vado molto oltre i 5’/km. Non sono lentissimo, eppure continuano a passarmi atleti. Solo pochi sono “esplosi” di quelli che mi erano davanti.

Nell’ultimo chilometro vorrei andare tranquillo, nonostante davanti abbia un ragazzo che sta rallentando, ormai l’importante è finirla, una posizione in più o in meno non mi cambia molto. Proprio ad un centinaio di metri dall’arrivo, un ragazzino di 20 anni (uno dei pochi in crisi che avevo passato pochi chilometri prima) trova energie nascoste per lanciare uno sprint e sorpassarmi. Inizialmente non mi interessa, poi però mi scatta la voglia di non mollare e sprintare, ma ormai è tardi, perdo da lui e per una manciata di secondi non raggiungiamo nemmeno il ragazzo davanti. Finisco 24° assoluto in 6h38’50”, 21° uomo, con davanti a meno di un minuto altri 4 atleti.



- fine seconda parte -

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