lunedì 22 novembre 2021

La mia JFK 50 mile - prima parte, la (breve) preparazione

La JFK 50 mile era tra i miei obiettivi principali dell’anno, ancora di più dopo la delusione dello scorso anno, quando sbagliai strada dopo pochi km, perdendo svariati minuti e fermandomi al primo ristoro, travolto da uno sconforto generale.

Conoscendo la difficoltà e la particolarità della gara avevo in mente di dedicare due mesi pieni di allenamento mirato, essendo un percorso più da centochilometristi che da trailrunner. Infatti, dopo i primi 25 km con un po’ di dislivello e su sentieri non facili dell’Appalachian Trail, ci sono 42 km esatti totalmente piatti lungo la stradina che costeggia il Potomac River, e infine altri 13 circa di leggeri saliscendi su asfalto. Io che non ho mai corso un’ultramaratona su strada o pianeggiante (se non una 50 km nel luglio dello scorso anno, la prima gara post lockdown), avrei avuto bisogno di tempo per prepararla. Peccato che dopo l’UTMB un settembre non poco complicato prima, con forze scarse, sia fisiche che mentali, e l’essere stato costretto a rimanere in Italia fino a inizio novembre poi, abbiano sconvolto l’idea che avevo sul modo di prepararmi. Ho potuto approfittarne per correre la Vibram UTLO 100, finita in condizioni decenti nonostante la pessima forma, ma di certo non l’ideale prima della JFK.

Infatti, dopo la gara di Omegna, mi sono dovuto prendere un'altra settimana di recupero generale, per poi avere un solo mese di tempo per prepararmi alla gara in Maryland. La prima delle 4 settimane era dedicata ad una ripresa graduale della corsa in pianura, senza esagerare. Alla fine, del mese di tempo avuto, solo nella seconda settimana sono riuscito a fare un buon volume totale, sui 150 km, compreso un lungo di 48 km tra i laghi di Varese e Comabbio, corso bene dopo le ripetute in salita del giorno precedente. La gara più simile alla JFK che ho corso in vita mia si può dire che sia stato l’Ecotrail di Parigi del 2019: anche in quel caso feci il giro dei laghi come allenamento due settimane esatte prima, e posso dire di averlo finito in condizioni migliori questa volta.

Poi però dovevo tornare negli Stati Uniti, e tra la preparazione e il nervosismo pre partenza e il viaggio, per 3 giorni ho fatto praticamente niente, e anche nei successivi giorni fisicamente ero a terra, tra jet-leg e stanchezza generale. Solo negli ultimi 3 giorni prima della gara mi sono sentito di nuovo in condizioni quantomeno decenti.

E poi la gara…

(fine prima parte)

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