mercoledì 24 novembre 2021

La mia JFK 50 mile - terza e ultima parte, brevi riflessioni post gara

Guardando la classifica e le edizioni precedenti, col tempo di quest’anno sarei finito 14° lo scorso anno (con davanti solo Camille Herron tra le donne), 19° nel 2019, 11° nel 2018, etc… Jacobs, 10°, col sul tempo nei precedenti anni sarebbe arrivato 8° nel 2020, 7° nel 2019 e 2018, 4° nel 2017, etc…. È anche stata la prima volta che i primi 6 abbiano fatto 5h46’ o meno, un tempo che avrebbe permesso di vincere in svariate edizioni, praticamente sempre prima del 2010, e questo nonostante in 3 dei primi avessero sbagliato strada!

I confronti tra un anno e l’altro sono sempre da prendere con le pinze, quest’anno forse il meteo fresco e secco ha aiutato non poco, ma di certo il livello medio di sta continuamente alzando, ci si allena meglio, ci sono scarpe più performanti, più giovani dal gran motore che ci provano... e io intanto invecchio.

Il mio tempo è più alto rispetto alle 6h31’ dell’Eco Trail de Paris di 2 anni fa - dove persi forse anche 10’ a causa di un errore di percorso - gara dal chilometraggio uguale, ma con molto più dislivello rispetto alla JFK, segno che, oltre ad una diversa forma, avere tanti km dove soltanto correre può essere davvero molto svantaggioso per chi come me non è abituato a questo tipo di sforzo.

Più o meno nelle gare che faccio finisco così: prima partecipazione ritiro, seconda prendo le misure e alla terza riesco a fare una bella gara. Magari succederà anche qua.

Cose di cui sono contento:
- Aver partecipato a questa che è la più vecchia ultramaratona americana, una delle più partecipate e importanti, e anche una delle rare che non si corrono nel nulla, con un minimo di partecipazione di pubblico del luogo;
- Aver finito la corsa e in condizioni tutto sommato buone, nonostante le difficoltà;
- Non aver avuto problemi di muscolatura da microtraumi dovuti dalla ripetitività del gesto – segno che almeno in questo ero ben allenato, mentre non ero ben allenato per la lunga distanza di pura corsa che ha invece causato i dolori ai flessori dell’anca;
- La perfetta strategia alimentare in gara, ma anche pre gara: quest’anno a UROC, UTLO e JFK non ho avuto problemi di questo tipo, solo all’UTMB le cose sono andate male;
- L’aver scoperto l’utilità della cintura-marsupio in gare veloci come queste americane;
- Ho imparato un milione di altre cose sulla preparazione e la gestione di gare così corribili;
- E tanto altro.

Non sono mica solo un lamentone!

(fine terza e ultima parte)

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