mercoledì 20 ottobre 2021

Come ho finito bene la UTLO avendo una scarsa forma - Seconda parte

- seconda parte -

Ed eccomi a Omegna per la partenza. I giorni precedenti cerco di evitare di mangiare troppo. Questo è stato spesso un problema per me in gara, e forse un problema non solo mio. Problemi gastrointestinali sono la prima causa di ritiro negli ultratrail. Possono venire a causa del ritmo, degli sbalzi termici, delle difficoltà di mangiare bene lontano da casa, delle difficoltà di ingurgitare un gran numero di calorie sotto sforzo, ma anche (spesso) a causa di un eccesso di alimentazione prima della gara. In effetti, perché in gare più brevi a ritmi più intensi è più difficile avere questi problemi, mentre nelle ultra certi problemi vengono con tempistiche persino più veloci rispetto alla distanza di gare brevi? Mi è capitato spesso di aver esagerato coi pasti prima di un ultratrail, nonostante sappia benissimo - e sia io stesso sempre il primo a dirlo - che non serve mangiare troppo, le scorte si riempiono abbastanza facilmente. Ma vai a capire come funziona la testa con il cibo… Che all’UTMB abbia semplicemente mangiato troppo prima della partenza? Può essere, può essere, chissà…

Insomma, essendo la partenza per i 100 km della UTLO il sabato mattino alla 5, quando si dovrebbe cenare il venerdì sera? Il più presto possibile. Eppure, tra l’arrivo a Omegna, il ritiro pettorale, la presentazione del mio libro “Ultranormale”, l’incontro con tutto il Team Vibram, andiamo a cena non particolarmente presto, con ristorante strapieno e dove ci viene detto che la cosa più veloce da preparare è la pizza. Ok, sono affamato, leggero, una pizza non farà nulla, e poi tanto non ho intenzione di osare in gara. E così, nonostante la pizza sia finita nel mio stomaco ben oltre le 21, vado a dormire senza alcuna difficoltà digestiva, e anche il mattino non mi sento per nulla appesantito. Ottimo segno. Infatti anche in gara non ho mai avuto alcun problema a stomaco o intestino, solo una normale breve sosta fisiologica. Sì, ma ciò non significa che ora mangerò sempre una pizza solo 8 ore prima della partenza...
In genere non ho mai bisogno di fare enormi allenamenti lunghi, però di sicuro qualcosa mi manca. Non avendo fatto grandi distanze negli ultimi 2 mesi, ho comunque potuto sfruttare un minimo della rendita dei mesi estivi, dove di km e dislivello ne avevo fatti. Mettiamo però i chili in più, la mancanza di allenamenti o gare a ritmi mediamente intensi (sì, ne ho fatte di gare ultimamente, ma facendo forte solo le poche decine di minuti iniziali, prima delle varie vicissitudini, ma la tenuta che un trail di oltre 10 ore richiede per fare risultato è molto maggiore rispetto quello da agosto in poi), scarsità di dislivelli, non potevo osare rischiando di saltare in aria per l’ennesima volta.
E così parto lasciando andare chi ne ha più di me. Non sono al meglio e salendo al Mottarone i polpacci sono subito duri. Nel lungo successivo tratto corribile in discesa e in pianura tutti vanno davvero forte, ma io voglio e devo conservare energie. Recupero un po’ prima di metà gara, pensando magari di poter rimontare ancora nella seconda parte, però è dura, non ho proprio ritmi e tenuta. La muscolatura non mi dà problemi alle gambe in discesa come invece temevo, anche se non posso spingere. In salita quando provo a osare, sento abbastanza velocemente le energie diminuire. Se normalmente su questa distanza posso andare al 70-75% della mia massima velocità aerobica, e in forma top magari anche di più, questa volta devo andare al 60-65% (bè, numeri a grandi linee), oppure salto. Riesco ad alimentarmi però sempre in modo ottimale, come avevo previsto. Purtroppo ho sbagliato leggermente i calcoli, così arrivo a Boleto, 80 km circa, dopo una bella (o brutta) crisi di fame, non avendo più nulla con me.
Nel finale provo a recuperare ancora un po’, anche se ormai niente può schiodarmi dal 10° posto. Ma va bene così, per tutta la gara mi sono dovuto gestire senza poter forzare, eppure senza nemmeno passeggiare. Nell’ultimo km sul lungolago sento di stare davvero bene, così, pensando anche alla JFK, provo a vedere fin dove posso spingere, e i 4’10” al km dopo 12 ore di gara mi confermano che non sto poi così da schifo.
Se prendo questo finale come l’inizio di una forma che ritorna e non come il termine di una forma che ormai è andata, per quelle 50 miglia americane che mi aspettano c’è un buon margine di crescita…

Nessun commento:

Posta un commento