martedì 12 aprile 2022

A che velocità è meglio camminare in salita anziché correre

Per molti spesso è difficile capire fino a che punto correre in salita e quando è meglio camminare. Soprattutto in allenamento, magari su percorsi collinare con brevi ripide rampe, in molti tendono a voler correre sempre, rischiando però di affaticarsi prima del tempo, o di fare dei tratti “fuorigiri” all’interno di una seduta che dovrebbe essere di recupero, o di base aerobica. E questo succede anche in gara, dove soprattutto nelle prime salita si tende a forzare più del dovuto (ma in questo caso è più complessa la situazione, vista la “spinta” ricevuta dal gruppo, il rischio di rimanere bloccati in coda nei single track, eccetera).

Ma a che punto è conveniente camminare anziché correre? Premesso che ognuno è diverso, che molto dipende dal terreno, dal percorso, dalla lunghezza dell’allenamento o della gara, dal grado di allenamento, dalla stanchezza fisica e muscolare, dalle proprie caratteristiche fisiche e da mille altre cose, tendenzialmente la transizione tra camminata e corsa avviene intorno ai 7-8 km/h in pianura, e a velocità un po’ più basse su salite pendenti.

È molto relativo il livello atletico, perché intorno a queste velocità è meglio camminare per chiunque. Uno skyrunner di livello mondiale si troverà a camminare solo su pendenze estreme, proprio quando la sua velocità diventerà inferiore a 6 o 7 km/h. Una persona con abilità fisiche più basse può camminare anche a pendenze molto lievi, soprattutto se è una gara molto lunga (non parliamo di ultra oltre le 15-20 ore, dove da un certo punto in poi si può camminare spesso anche in pianura).

7 km/h corrisponde a circa 8’30”/km, mentre 6 km/h corrisponde a 10’/km, giusto per conoscenza. Ciò non vuol dire che bisogna continuare a guardare la velocità sull’orologio e regolarsi con esso. La cosa importante è conoscersi, riuscire a comprendere quando è meglio camminare, e avere il coraggio di tirare il freno quando la propria percezione dello sforzo è troppo alta rispetto a quello richiesto dall’allenamento o dalla lunghezza della gara. Non si migliora spingendo sempre, ma facendolo con una certa cognizione solo quando serve davvero.

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