mercoledì 1 settembre 2021

Due parole in generale sull'UTMB

Due parole sull'UTMB. Pensieri sparsi sulle prestazioni dei top, sulla mia, e forse anche altro.

- D'Haene è l'unica certezza in questo tipo di gare, e per questo si inizia un po' ad odiare. Chi si ritira, come a me, pensa come sia possibile che a lui non venga mai un mal di pancia, un infortunio, una qualsiasi altra cosa, il tutto con una semplicità disarmante. Sia chiaro, nessuno gli augura niente, anzi, credo sia una delle persone più belle di questo mondo. Certo che quando durante la premiazione ha fatto un salto dal podio con successiva corsetta per recuperare il premio, ha dato un'altra decisa mazzata all'orgoglio di tutti, compresi gli altri fenomeni vicino a lui, arrivati là sopra zoppicanti e stravolti. Lo scorso anno ha corso forse l'unica gara dove ha sofferto per ore tra crampi e altri problemi, raggiungendo però ugualmente l'arrivo. È stato giustamente acclamato per questo, ma diciamo anche che se ti succede una volta si può riuscire a tenere duro, il problema è quando la maggior parte delle gare a cui si partecipa diventa un viaggio di sopportazione di dolori e malesseri, lì è un po' più difficile. Chapeau.

- Ancora una volta i ritirati tra i top sono stati tantissimi, a occhio direi più della media, come al solito (ma ci vorrà qualche statistica che sicuramente arriverà). Ogni volta si pensa ai motivi, posso provare a dirne alcuni che secondo me sono i principali. Si parte come i matti. Io mi sono ritirato pur partendo tranquillo, ma di sicuro davanti vanno davvero fortissimo. Ho visto un video dell'ingresso sul sentiero che porta a Les Houches dopo l'uscita dal centro di Chamonix, e davanti andavano a velocità folli. La cosa curiosa è che in testa per tutto quel pezzo c'era proprio D'Haene. Lui parte sempre forte nei primissimi chilometri, lo ricordo anche alla Diagonale des Fous, probabilmente per stare fuori dai guai ed evitare cadute, ma secondo me anche perché sa che tutti lo seguiranno andando oltre i propri limiti, così che alcuni (molti) di loro esploderanno. Poi si mette lì a controllare, fa sfogare qualcuno che prova la fuga, fino a che ad un certo punto passa in testa e non molla più. Essere sempre al limite - anche nella preparazione - aumenta sensibilimente il rischio di subire infortuni o altri problemi. Alcuni si ritirano troppo "facilmente"? Bè, ognuno ha le proprie motivazioni (sia intese come cause del ritiro, che come obiettivi da raggiungere). Una persona comune magari ha meno cartucce da sparare, ha più difficoltà a iscriversi, non ha davanti una carriera sportiva a cui pensare, non ha successive gare dove potrebbe presto rifarsi, così riesce a proseguire nonostante malesseri e fatica. Nel mio piccolo, dopo essermi ritirato ho sempre trovato il modo di raggiungere subito altri buoni risultati, e posso dire di essere tra i pochi a non aver mai subito un'operazione o lunghi infortuni debilitanti. Ho già un sacco di problemi fisici che mi porto dietro sin da quando giocavo a calcio da ragazzino, mi sembra già un miracolo questo. Ah, un altro motivo che secondo me contribuisce al ritiro di tanti top runners, e forse non solo, è la prima discesa. L'ho sempre detto che lì quasi tutti vanno troppo forte, e ho l'impressione che quest'anno sia successa la stessa cosa. A me non ha sorpreso il risultato della Dauwalter, considerando com'è andata nella prima parte di gara, ma ne parlo dopo. Altro fattore è il pre gara, una centrifuga difficile da gestire, tra impegni con sponsor, media, tifosi, abitudini alimentari e routine completamente ribaltate. C'è chi passa tutto questo senza alcun problema, e chi è più sensibile e ne subisce le conseguenze.

- Ancora una volta i maschietti americani sono esplosi tutti. Io ho di sicuro poco da parlare, visto che pure io qua mi sono ritirato per l'ennesima volta, ma... non lo so, ogni volta pensiamo che abbiano imparato dagli errori degli anni passati, e ogni volta esplodono. Ogni volta vengono dati tra i favoriti ("quest'anno hanno capito, si sono allenati bene"), e ogni volta niente. Oh, prima o poi un americano vincerà l'UTMB (se un italiano ha vinto i 100 metri alle olimpiadi, succederà!). Aggiungo una piccola battuta, parafrasando una battuta che qualcuno aveva fatto a Kilian dopo il suo stop nel tentativi di record delle 24 ore. Bravo lo stesso, Jim. Oh, è una battuta, davvero, lo ripeto, stimo Walmsley sotto ogni punto di vista, è simpatico, fortissimo, con una storia difficile e bella, e mi piace come faccia gare diversissime tra loro. La mia è diciamo una frecciatina agli "americanofili", non di certo a lui. Se c'è una persona che spero che prima o poi vinca a Chamonix, è proprio Jim.

- A proposito dei risultati. Primi 5 posti tra gli uomini ai francesi. Ok, sono di casa, sono di più, ma ecco, forse qualcosa vuol dire. Ecco perché io prendo sempre da esempio i loro metodi di allenamento e non quelli americani, almeno per i trail europei, perché poi certo che per gare americane molto veloci diventa meglio forse il contrario, sebbene poi quando qualche europeo va a correre le più dure gare americane, quasi sempre vince (ad esempio alla Hardrock...).

- Courtney Dauwalter, le altre donne, gli altri uomini "outsider". Durante la prima parte di gara vedevo la Dauwalter sempre poco davanti a me. Infatti fino a Les Contamines, 31 km, aveva esattamente gli stessi tempi che io avevo in programma, in linea con quello che avevo fatto 3 anni fa. Io ero leggermente dietro perché a causa della gamba e della pancia che già dava problemi dovevo rallentare in pianura, ma davvero poca roba. Nella discesa tra il Delevert e St Gervais lei ha perso diverse posizioni, con un passo tranquillo (più o meno come il mio, appunto), e ha salvato decisamente le gambe. Mate Maiora, ad esempio, nella prima discesa andava giù come un ossesso, come un trail di 50 km, non una 100 miglia, e poi si è ritirata (ma non conosco il motivo). Anche Rory Bosio, quando vinse la prima volta entrando nella top ten assoluta, era più o meno con me fino a Les Contamines, prima di iniziare a rimontare tutti. Ora, non dico chi punta alla vittoria e al podio maschile, che sicuramente difficilmente può permettersi di perdere contatto dalla testa (anche se i podi di David Laney e Tim Tollefsson arrivarono proprio dopo partenze super caute, a proposito ancora di americani), ma almeno chi punta al piazzamento in alcuni casi potrebbe giocare un po' meglio di tattica conservativa in questi casi. Però io mi sono ritirato lo stesso, quindi non posso parlare molto. In ogni caso, la Dauwalter ha poi proseguito con un ritmo pazzesco fino alla fine, io non avrei mai potuto seguirla, credo. Probabilmente di base lei è molto più veloce di me, oltre ad essere terribilmente tosta, e la sua carriera lo dimostra.

- Per concludere, agganciandomi ancora alla Dauwalter, si può notare come spesso il risultato all'UTMB arrivi dopo un periodo travagliato, e non quando tutto va bene da tempo. In piccolo è capitato anche a me, confrontando il 2018 e quest'anno. La Dauwalter, dopo aver fatto un paio di anni eccezionali, ha avuto un periodo più difficile, con alcuni problemi fisici (il ritiro alla Hardrock a luglio, la bronchite acuta l'anno scorso durante il tentativo di un record in Colorado), mentre intorno al Bianco ha fatto una prestazione pazzesca. Anche la Kotka ha avuto un periodo travagliato ed è dovuta praticamente ripartire da capo con l'allenamento, per poi arrivare terza. Al contrario, Jim Walmsley sembrava non sbagliare più una gara, pronto a raccogliere quello che potrebbe e si meriterebbe, invece si è fermato ancora. Pensando anche alle altre gare, il mio compagno del Team Vibram Scott Hawker ha raggiunto un grandissimo 2° posto nella super competitiva CCC, dopo un periodo molto difficile e con un'operazione subita a inizio anno alla caviglia, che fino a due mesi fa lo limitava molto. Ma questi sono solo alcuni esempi. Si potrebbero aggiungere tanti altri (Gamito, Mityaev, la Debats, gli americani, solo per citare i più noti) super preparati che poi hanno avuto problemi, e molti altri invece tra i nomi meno noti tra vincitori e piazzati (anche di CCC e TDS) che ultimamente non avevano raggiunto grandissimi traguardi.

- Ah no, l'ultimo punto è questo, sulla TDS. Ricordo il mattino del giorno della tragedia svegliarmi alle 8 del mattino e leggere gente che aveva già sentenziato, già condannato gli organizzatori per quello che era successo, senza che si sapesse letteralmente nulla. Era bastato un video di un partecipante, ed ecco subito i commenti, i soliti, quelli di pancia, senza sapere niente di niente. Poi ho sentito i racconti di chi era in gara, chi ha potuto proseguire e che è stato fatto fermare e fatto tornare indietro. C'è stato un momento di indecisione e incertezza? Forse, ma chi avrebbe preso la decisione giusta senza alcuna esitazione, di notte, magari con informazioni imprecise e incomplete? Anzi, forse la decisione giusta nemmeno esiste, perché che fosse far proseguire tutti, far fermare e attendere tutti in cima (poi recuperati tutti con gli elicotteri??), far tornare indietro chi era rimasto bloccato, di sicuro si sarebbe scontentato qualcuno. Sono state messe corde fisse sul momento per far tornare indietro le persone che dovevano scendere da un sentiero che in salita era "normale", ma che affrontato in discesa per tornare indietro verso Bourg St Maurice sarebbe stato troppo pericoloso. È arrivato l'SMS di annullamento della gara e con relative istruzioni a tutti i concorrenti coinvolti nello stesso istante, nella propria lingua. Sono stati predisposti dei passaggi di rilevamento dei chip, per assicurarsi che tutti venissero messi in sicurezza tornando indietro. A Bourg St Maurice tutti erano al riparo al chiuso. I bus hanno portato oltre 1000 persone verso Chamonix, un viaggetto nemmeno tanto breve. E tanto altro. L'unico modo per essere in sicurezza maggiore sarebbe semplicemente non fare la gara. Ah, a proposito del telo termico che qualcuno dice che non serve: bè, bisogna saperlo usare, perché poche cose scaldano - o raffreddano, in caso di caldo - come questo cosetto argentato/dorato e super leggero, lanciare coperte dall'elicottero sarebbe stato un poco difficile, credo.

- Un altro punto, dimenticavo. Sì, ho criticato l'UTMB per le scelte sul futuro della gara. Quelle critiche rimangono valide, ci sono tante cose non chiare sulle gare qualificanti, le iscrizioni, l'etica, eccetera. L'anno prossimo penso che non potrei nemmeno partecipare, non dovrebbero essere più sufficienti i punti ITRA - che poi io non li ho nemmeno così alti -, ma... quando ero lì, sia durante tutti quei giorni, che poi in gara, mi chiedevo davvero se ci fosse qualcosa di meglio. Certo che ci sono sentieri più belli, gare bellissime, organizzazioni più semplici con il loro bel perché. Ma questo è davvero il mondiale trail. Difficile staccarsene. Difficile per me pensare di non tornarci. Vedremo.

2 commenti:

  1. A mio parere la prestazione di D'Haene è ancora più incredibile dopo aver vinto con record la Hardrock. Credevo sarebbe arrivato un po' stanco, e invece stanchi erano gli altri.
    Nel tuo ritiro può aver influito la temperatura molto bassa?

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  2. D'Haene se avesse corso da più "fresco" avrebbe vinto sicuramente con più margine.
    Io non so, il freddo ha contribuito a peggiorare il fastidio muscolare e il mal di stomaco, ma già non stavo bene appena partiti, quando faceva abbastanza caldo.

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