venerdì 22 marzo 2019

Esiste l'allenamento perfetto nel trail running?

Esiste il metodo di allenamento perfetto o ideale nel trail e nell’ultratrail? Bè, correre sui sentieri, ovviamente. E può funzionare benissimo il non avere un metodo, correre in modo anarchico, cercando semplicemente nuove strade, raggiungere nuove vette, scoprire posti nuovi, lasciandosi andare alle proprie sensazioni. È anche vero però che correndo in questo modo si rischia maggiormente di incorrere in infortuni o in sovraffaticamenti, di faticare di più in certi tratti poco congeniali durante le gare, oltre magari ad avere poca longevità sportiva. Ok, banalità. Ma allora, esiste o no l'allenamento ideale? Se esistesse un metodo sicuro ci sarebbero solo allenatori guru e atleti perfetti. Purtroppo, o per fortuna, non è così. L'allenamento ideale è quello tagliato su misura per se stessi e che arriva dopo anni di evoluzione atletica. Chi vive in pianura non può allenarsi nello stesso modo di chi vive in montagna; chi ha al massimo un’ora al giorno disponibile non può allenarsi nello stesso modo di chi ha tempo per fare lunghi allenamenti, che siano in montagna o in bici; chi quasi non vede la luce del giorno chiuso in un ufficio tutto il giorno ed è costretto ad allenarsi in palestra non può allenarsi come chi ha sentieri dietro casa; e mille altri esempi possibili. Ecco quindi che chi vive in pianura dovrà per forza di cose aggiungere degli allenamenti specifici di forza, chi non va in bici farà altre attività alternative (o non le farà proprio, se non vuole), chi si allena in palestra si dovrà sbizzarrire tra treadmill, stairmill, spinning ed esercizi vari, con pesi o meno. Inoltre tutto dipenderà dalla gara che si dovrà preparare: trail di 20 km corribili sono ben diversi da tecniche skyrace di 20 km, trail di 50 km possono avere durata e tipo di percorsi completamente diversi uno dall'altro, trail di 120 km sono un pianeta a parte, ancora di più lo sono le “100 miglia” (che a loro volta cambiano completamente a seconda che siano le “veloci" gare americane o le gare europee), e ancora diverso è un Tor de Geants. Inoltre l’allenamento cambierà anche dalla psicologia dell'atleta, e sebbene entriamo in un campo specifico nel quale non ho competenze, può essere relativamente facile capire quale sia il tipo di motore mentale dell'atleta, a seconda delle preferenze delle tipologie di gara e di seduta di allenamento (per chi volesse capirne di più consiglio il libro dell'amico Cesare Picco, “Stress & performance atletica", disponibile qui https://www.amazon.it/Stress-performance-atletica-Cesare-Picco/dp/8899566135 ).
Oltre alle caratteristiche della persona che si allena, tutto cambia in funzione dell'obiettivo, che sia il provare a migliorare le proprie prestazioni, ma anche semplicemente correre la prima breve gara dietro casa, fare il primo trail dopo anni di strada, finire bene una maratona, concludere un ultratrail in buone condizioni, recuperare velocemente una gara dura, tenere lontani acciacchi e infortuni, mantenere la voglia di correre ancora per anni. In sostanza, l'allenamento perfetto è quasi utopia, ma quello che meglio può avvicinarsi alla concezione di allenamento perfetto cambia per ogni singola persona in base a questi semplici elementi: le proprie capacità, le proprie possibilità, i propri obiettivi.

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