Quanto tempo ci vuole per vedere i benefici dell'allenamento sotto la guida di un allenatore? Non c'è un tempo prestabilito, e non c'è fine alla possibilità di miglioramento, se non un fisiologico decadimento fisico. Più ci si conosce, più si può intervenire, modificare, osare. È ovvio che migliore è il rapporto, migliore può essere il supporto.
Un giorno può permettere di dare semplicemente alcune dritte su come impostare vagamente una stagione o un ciclo di allenamento. Se l'atleta non ha alcun metodo, può già avere dei riscontri in una semplice costruzione ragionata dei cicli di allenamento e delle sedute principali, capendo a grandi linee cosa fare e cosa non fare, quando fare cosa, e magari anche perché.
Una settimana serve per iniziare, dare una struttura semplice, ma bisogna sempre partire con allenamenti non troppo complicati e non troppo rivoluzionari per le abitudini dell'atleta, in modo da ricevere i primi semplici feedback. Non si fanno miracoli in una settimana, ma si iniziano a comprendere le diverse reazioni ai diversi stimoli. È superfluo aggiungere che l'impostazione si fa sulla base dello storico sportivo dell'atleta, soprattutto nell'ultimo periodo.
Un mese permette di stabilire la prima vera conoscenza dell’atleta da parte dell'allenatore, e viceversa. Si può comprendere la capacità di recupero e di assimilazione dei carichi, i difetti maggiori su cui lavorare, le qualità su cui poter contare. Ovvio che però i miracoli non avvengono nemmeno in un tempo così breve, la quantità e la qualità dell’allenamento sono ancora in divenire. I progressi maggiori avvengono in genere dopo tre mesi, dopo un lavoro impostato e perfezionato e grazie allo scambio reciproco di informazioni. Sono soprattutto le gare a dare le migliori indicazioni, che siano di preparazione e di avvicinamento o già un poco mirate.
Un anno è il periodo perfetto per poter avere una conoscenza reciproca davvero intensa. Se il lavoro fatto durante la stagione sportiva ha portato già risultati e soddisfazioni, sarà il momento perfetto per poter fare il passo successivo. Conoscendo al meglio le possibilità di reazione agli stimoli e le capacità di recupero dell’atleta durante tutto l'arco di tempo, si potrà impostare nel migliore dei modi tutta la stagione successiva, potendo modulare in modo ancora più dettagliato i periodi di carico e di recupero, permettendosi eventualmente di osare per tentare di far fare un salto di qualità, cosa difficile da fare all'inizio del rapporto, dato che il primo obiettivo è sempre quello di tenere lontani gli infortuni.
Dopo anni ancora tutto diventa sempre più simbiotico. Tuttavia sappiamo tutti benissimo che le relazioni umane durature sono difficili e piccole e grandi incomprensioni sono sempre dietro l'angolo, così come cambiano le esigenze e gli obiettivi.
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