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venerdì 13 marzo 2020

Quando bisogna rivedere la programmazione



Sono due settimane che tento di scrivere qualcosa sui cambi di programma in corso di stagione. Un paio di articoli ho dovuti cestinarli, ogni giorno ci sono state novità importanti, restrizioni sempre maggiori, sempre più gare annullate… Le priorità in questo momento sono di certo altre, ma guardando il nostro piccolo mondo di sportivi, si può (forse) iniziare a pensare a come riprogrammare la stagione, nella speranza che la situazione migliori e che in estate si possa gareggiare regolarmente, magari anche prima. Previsioni sulla fine dell’emergenza e su un totale ritorno alla normalità è impossibile farne, ma prima o poi le cose andranno meglio. Per forza. D’altronde gestire gli imprevisti deve essere una delle migliori qualità di chi pratica sport di resistenza, trail running in particolare.

Dunque, nel mio caso ho dovuto rivedere il viaggio in Italia con la partecipazione al Maremontana. Un vero peccato non poter tornare ad una gara che amo per rivedere tanti amici e correre su splendidi sentieri, non vedevo l’ora dopo mesi nel freddo di Baltimore e nella noiosità dei sempre soliti percorsi. Quindi avevo ripensato un piano per arrivare pronto alla UROC di inizio maggio, inserendo due gare locali come preparazione, ma anche qua negli Stati Uniti la situazione si sta rapidamente evolvendo, sempre più gare stanno venendo cancellate, e visto anche che dopo la mia ultima gara del 29 febbraio all’Hashawha Hills ho avuto una forte colite e ho dovuto saltare qualche giorno di allenamento, la partecipazione alla gara è sempre più in dubbio. Il calendario estivo spero possa rimanere lo stesso che avevo in programma, magari aggiungendo qualcosa a inizio giugno in Italia, confidando che in due mesi tutto possa andare meglio, come sta avvenendo in Cina. Quindi al momento il mio allenamento non è troppo diverso da chi in Italia è costretto dalle limitazioni ad allenarsi in casa: recupero e mantenimento di una forma decente in vista di una vera ripresa per obiettivi che potranno essere più chiari solo con il passare delle settimane. In sostanza, come se fosse un nuovo periodo di transizione all’interno della stagione, aspettando di poter riprendere a pieno regime. Dopodiché si tratterà di raggiungere una buona forma in un tempo più ristretto del solito.

Una qualità che credo di aver spesso avuto è quella di riuscire a condensare un buon allenamento in poco tempo. Di certo si sogna sempre la stagione perfetta nel quale non si perde una singola seduta, in cui tutte le qualità atletiche vengono migliorate costantemente, arrivando alla gara clou in condizioni magiche, ma raramente è così, anzi, forse mai. Il più delle volte bisogna arrabattarsi tra imprevisti di vario genere. Spesso alcune delle mie migliori gare sono arrivate proprio dopo brevi intensi periodi di allenamento per recuperare una forma che per motivi diversi era scemata. Inserire in pochi giorni allenamenti di intensità, forza, resistenza senza rischiare di farsi male o di sovrallenarsi è un difficile gioco di incastri che non raramente sono stato bravo a gestire. L’UTMB del 2018 è stato l’esempio più evidente, ma anche in altre occasioni ho recuperato in breve tempo una buona forma in poco tempo. Ricordo la Diagonale Des Fous del 2017, finita in condizioni fisiche più che buone dopo aver fatto una decina giorni “alla disperata” - terminati appena una settimana prima della gara - per recuperare un paio di mesi di allenamenti a singhiozzo per problemi di vario genere. O anche la UTLO dello scorso anno, per rimanere in tempi più vicini. Insomma, niente panico. Se c’è stata una buona base invernale, c’è tranquillamente il tempo per riprendere una buona forma per l’estate. Certamente in alcuni casi sarà più difficile, specialmente per gare lunghe che avrebbero richiesto altre gare di preparazione purtroppo annullate. Ma con un buon mantenimento in queste settimane difficili e con un condensamento delle sedute chiave alla “riapertura delle gabbie”, ci sarà il tempo di recuperare e tornare a divertirsi nei nostri amati sentieri.

venerdì 25 ottobre 2019

Periodo di riposo e transizione: ad ognuno il proprio


In una classica programmazione annuale di impegni sportivi dovrebbe arrivare anche il momento del periodo di transizione, ovvero un periodo di recupero fisico e mentale al termine della stagione agonistica. Il nome stesso, transizione, indica il compito di questa fase, che normalmente dovrebbe durare almeno un mese - ma in alcuni casi anche di più o di meno -, ovvero di accompagnare l'atleta dal periodo agonistico della stagione terminata al nuovo periodo di preparazione. Questo è quello che accade negli sport di squadra o in sport dove la stagione agonistica è ben definitiva, oppure in attività dove l'obiettivo è uno solo, ad esempio con la maratona o con l’ultratrail. Sappiamo però che i tempi stanno cambiando. In pochi preparano una maratona o due all’anno al meglio delle proprie capacità, così come è diventato “normale” affrontare un gran numero di lunghissimi ultratrail in tutti i 12 mesi. In questo caso forse pensare con i comuni cicli di allenamento ha poco senso, tuttavia in ogni caso sarebbe bene, per avere una certa longevità sportiva ed evitare infortuni o malesseri vari, introdurre durante l'anno un periodo – o anche più di uno - di transizione.
Per essere più chiaro faccio degli esempi concreti.
Chi corre un UTMB o un'altra gara di quella settimana di Chamonix potrebbe prendere un periodo di transizione subito dopo la corsa, dalle 2 alle 4 settimane, dove ridurre gli allenamenti e fare altro, recuperando energie psico-fisiche. Questa sarebbe la logica. Ma pensando che potrebbe esserci ancora bel tempo, giornate lunghe, e con non poche corse interessanti nel periodo autunnale, può essere utile fare un periodo di riposo più corto, diciamo 1 o 2 settimane, sfruttando la base aerobica per dedicarsi ad allenamenti più intensi e fare gare più brevi, per poi fare il vero periodo di transizione a fine anno, con un mese stavolta davvero più tranquillo. Questo non vale per tutti, perché c'è anche chi dopo l'obiettivo clou preferisce stare lontano dalle gare per più mesi, per ricaricare a dovere le batterie e dedicare più tempo a famiglia, lavoro o altri interessi. In questo caso il periodo di transizione diventa più lungo, senza per questo correre il rischio di perdere tutto a livello fisico e non recuperare più la forma. Anzi!
Per chi ha terminato il Tor des Geants può essere invece consigliabile fare un ben più lungo periodo di recupero, prolungando la transizione e riprendere poi in modo graduale, ascoltando i segnali del corpo, perché potrebbe volerci più tempo del previsto per riprendere la normale attività sportiva. Certo, esistono casi di chi riprende molto presto e senza danni, ma è una cosa non per tutti.
Se invece si fanno gare più corte e la stagione è rimasta concentrata tra primavera ed estate, un periodo di transizione tra fine autunno e inverno è più semplice da inserire e da gestire.
Ma cosa fare durante questo periodo? Ovviamente dipende sempre dal proprio livello, dalla disponibilità di tempo, e da quanta stanchezza c'è. Un periodo di riposo assoluto può non fare male, anzi. A qualcuno bastano 3 giorni per impazzire, altri possono fare 3 settimane senza problemi. L'importante è prendersi un minimo di tempo, per poi riprendere con attività blande e non troppo lunghe. Qualche settimana senza intensità e senza allenamenti lunghi non può che giovare in vista delle nuove sfide. Fare sport alternativi è senza dubbio molto utile, come sarebbe utile farli durante tutto l'anno. Anche dedicare tempo a cose tralasciate durante l'anno non sarebbe male, ad esempio lo stretching o la propriocezione. Altra cosa molto importante sarebbe quella di curare eventuali acciacchi o problemi fisici: se non lo si fa ora quando lo si fa?
Insomma, se esiste il concetto “ad ognuno il proprio allenamento”, dovrebbe esistere anche il concetto “ad ognuno la propria transizione". L'importante è che ci sia.
Buon riposo.