Nel rapporto atleta/allenatore uno degli aspetti più fondamentali è il feedback continuo che l'atleta dà all'allenatore. Solo in questo modo è possibile adattare costantemente il piano di allenamento ed effettuare eventuali modifiche alla strategia iniziale, capendo quali sono i punti deboli su cui lavorare, oppure se qualcosa non sta funzionando, assecondando il tutto sulla base degli impegni lavorativi e famigliari. Seguire la progressione dell'atleta attraverso le strumentazioni oggi a disposizione è sicuramente utile, ma la capacità dell’atleta stesso di dare indicazioni soggettive sulla propria forma, permette all’allenatore di capire se la strada è quella giusta o meno.
Per questo uno dei tasti su cui più premo con le persone che seguo è quella di comunicarmi le proprie sensazioni, se ci si trova bene con il piano prestabilito, se alcune sedute non sono particolarmente gradite, se ci sono delle difficoltà di qualsiasi genere. Aggiornare gli allenamenti “al buio", senza aver ricevuto feedback, senza sapere se tutto sia andato al meglio o se ci siano dei particolari problemi, non è un buon modo per far raggiungere gli obiettivi prefissati.
Non è necessario scrivere poemi quotidiani, bastano poche indicazioni strada facendo, con una cadenza di almeno una volta a settimana, con maggiori e più chiari scambi di considerazioni ogni mese o due, magari dopo una gara preparatoria o dopo un ciclo di allenamento.
Capita anche che il rapporto non decolli mai, che proprio non ci si trovi, che nessuna soluzione porta sulla strada giusta, ma questo fa parte delle relazioni umane. L'importante è che ci sia il giusto feedback anche sotto questo aspetto.
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